Come stai vivendo questa bella occasione che ti è capitata?
Qual è il tuo approccio con questo mondo che credo sia comunque difficile e non adatto a tutte le persone?
"Vivo questa occasione come tutte le mie altre esperienze,ovvero cercando di coglierne e apprezzarne ogni minimo aspetto.
Mi rendo conto che entrare nel mondo della moda oltre all'aspetto lavorativo sia estremamente formativo anche sul piano personale in quanto mi consente di sviluppare capacità trasversali,di relazionarmi con persone di ogni età e anche di saper lavorare in gruppo.
Credo che la sintonia di un team sia la base essenziale per la riuscita di ogni lavoro.
Tutto è affascinante,è un mondo che produce bellezza.
Gli stilisti producono arte,ogni volta che mi capita di vedere gli abbozzi dei vestiti,delle loro creazioni rimango incantata.
In generale mi piace osservare le diverse figure professionali di questo mondo:il fotografo quando si ferma a pensare a come concretizzare l'idea che ha in mente;la stylist quando sceglie e decide i look e così via.
Da parte mia vedere la passione che queste persone mettono nel loro lavoro è qualcosa di estremamente stimolante."
Interagendo con te oltre a vedere nascere e a coltivare questa nostra amicizia,nel corso dei mesi ho scoperto che sei tante belle persone racchiuse in una sola.
Cito come primo esempio che ti piace la scrittura,mi racconti che esperienze hai avuto?
"Innanzitutto ti ringrazio per questa domanda perché mi hai fatto ricordare una delle esperienze più formative e arricchenti a cui abbia mai partecipato, ovvero il COLORcampus.
Devi sapere che tutto nasce grazie a Wiliam Salice (ideatore dell’ovetto kinder) il quale, con i soldi della sua liquidazione, ha fondato COLOR YOUR LIFE, per permettere ai giovani di scoprire i propri talenti e inseguire i propri sogni.
Ho avuto la fortuna di partecipare per due anni al COLORcampus, ovvero un soggiorno di circa 10 giorni, a Loano, in cui i ragazzi vincitori avevano l’opportunità di incontrare esperti di diversi settori, ma tutti accomunati da una caratteristica: avevano un sogno e grazie all’impegno e alla dedizione sono riusciti realizzarlo.
Oltre a incontrare COLOResperti, eravamo chiamati a svolgere anche altre attività, tra queste il COLORpress, nato da un’idea di Renata Crotti, che è sempre stata a fianco di Wiliam: ogni sera venivano scelti 5 COLOR(così ci chiamavamo noi ragazzi) che il mattino seguente avrebbero dovuto scegliere un articolo da uno dei principali quotidiani per poi riassumerlo e commentarlo davanti a tutti gli altri e inoltre, nel corso della giornata, erano tenuti a scrivere una poesia, un articolo o fare un’ intervista per raccontare la vita al campus.
Devo ammettere che questa era la mia attività preferita, in quanto mi consentiva di essere “giornalista per un giorno”, ovvero di esercitarmi e potenziare le capacità di sintesi, di stesura di un testo e soprattutto di affrontare una cosa che mi imbarazza molto: il parlare in pubblico.
Potrei andare avanti ore a parlarti di COLOR YOUR LIFE e a quanto sia stato fondamentale non solo dal punto di vista conoscitivo ma anche personale: mi ha insegnato che io devo essere la prma ad avere fiducia in me stessa e a credere nei miei sogni e Wiliam è stata la viva testimonianza che con il lavoro, lo studio, la costanza, la determinazione e l’umiltà niente è irrangiungibile."
Non mi dimentico di certo che sei anche musicista(batterista) e arbitro di calcio,come mai queste passioni?
Da dove nascono e come si sono sviluppate nel corso degli anni?
" Si, diciamo che mi piace cimentarmii in esperienze in cui “non mi ci vedo”, in quanto ritengo possano aiutarmi a superare i miei limiti.
Anche per questo motivo due anni fa ho deciso di diventare arbitro, non sono mai stata un’appassionata di calcio però mi piaceva l’idea di “tutelare” i ragazzi e di insegnar loro l’importanza del rispetto delle regole.
Ritengo che il mondo del calcio rivesta un grande ruolo educativo, in quanto è lo sport più amato nel nostro paese da persone di tutte le età e i bambini spesso guardano calciatori come dei “miti”; per questo penso debba progredire ancora molto.
Banalmente, è un mondo ancora estremamente maschilista e vedere che ancora oggi, nel 2019, ci siano ragazzi di 16, 17 e 18 anni, che ridono non appena vedono arrivare un arbitro donna perché convinti che “il calcio è uno sport per uomini”(ovviamente perché ci sono allenatori e genitori che insegnano loro questa mentalità ottusa e misogina) è per me un qualcosa di inconcepibile.
Fornire, attraverso un testimonianza silenziosa e concreta, una dimostrazione di come noi donne siamo arbitri esattamente come i nostri colleghi maschi, è il principale motivo che mi fa scendere in campo ogni weekend da ormai tre stagioni."
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